ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL SUD
(Sezione:  Interni     Pag.     )
Sabato 20 Settembre 2003

 

Telekom Serbia Sono quelle relative a un traffico di titoli internazionali che Marini collega allo scandalo

Arrivate le carte del notaio

Nuovi accertamenti per confermare o smentire il racconto del grande accusatore


TORINO – Sono arrivate ieri alla Procura di Torino le carte legate al notaio Gianluca Boscaro inoltrate dall'autorità giudiziaria elvetica nell'ambito dell'inchiesta su un traffico di titoli internazionali che il procacciatore d'affari Igor Marini collega al caso Telekom Serbia. Dopo un primo esame dei documenti, ai quali si sono aggiunti quelli sequestrati ai due giornalisti dell' Espresso il 15 settembre, i magistrati hanno deciso di compiere altri accertamenti, tesi a confermare o a smentire definitivamente il racconto di Marini (l'unico dei quattro personaggi arrestati nell'indagine a parlare di tangenti ai politici del centrosinistra sull'operazione che nel 1997 portò Telecom Italia ad acquisire una quota della compagnia telefonica jugoslava). Oggi nel carcere delle Vallette, è previsto un nuovo interrogatorio di Thomas Mares, mediatore d'affari. Ieri, invece, il gip Francesco Gianfrotta ha disposto la perizia per verificare se Zoran Persen, anche lui mediatore d'affari e anche lui detenuto, possa o meno restare in cella: i medici legali interpellati dalle parti dovranno pronunciarsi il 1. ottobre. Intanto i legali dei due indagati per Telekom Serbia (l'ex amministratore delegato Tommaso Tomasi di Vignano e il dirigente Giuseppe Gerarduzzi) hanno presentato ricorso in Cassazione contro l'ordinanza con la quale il gip Marco Gianoglio ha concesso un anno di tempo ai pm per completare l'inchiesta. Intanto, il senatore diessino Massimo Brutti ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno Pisanu per chiedere se quanto rivelato da Igor Marini ai magistrati elvetici, cioè essere stato inserito dal governoitaliano in un programma di protezione, risponda a verità.

Secondo l'interrogazione, i magistrati svizzeri avrebbero interrogato Marini il 9 maggio scorso e proprio in quella occasione il faccendiere avrebbe riferito non solo di essere protetto da una scorta, insieme alla moglie, ma di ricevere anche una retribuzione. Pronta la risposta del Governo, per bocca del sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, che nega la circostanza: «Igor Marini - precisa Mantovano, che è anche presidente della Commissione centrale per la definizione e applicazione delle speciali misure di protezione - non è inserito in un programma di protezione, nè alcuna autorità giudiziaria ha inoltrato la relativa domanda all'apposita Commissione». Ieri, intanto, è arrivata alla Procura di Bologna la querela del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nei confronti di Piero Fassino in relazione alle dichiarazioni fatte alla Festa dell'Unità del capoluogo emiliano sulla vicenda Telekom Serbia.

Il ministro della giustizia serbo Vladan Batic ha annunciato che manderà «la settimana prossima un inquirente della procura speciale anticrimine all'Aja per raccogliere 50.000 pagine di documenti in buona parte referenti alla vicenda Telekom Serbia». «Da fine settembre - ha aggiunto Batic - avvieremo anche noi un'indagine sulla questione. Se rintracceremo fondi, speriamo di riportarli in patria». Batic ha aggiunto che «finora non abbiamo aperto inchieste perché non avevamo dati su fondi qui in Serbia, tutto veniva dall'estero e in questo tipo di vicende occorre una ampia collaborazione internazionale per fare luce. Ora abbiamo le condizioni adatte». «L' apertura di una indagine da parte della Serbia per accertare eventuali tangenti a propri uomini politici, anche se tardiva, deve essere salutata come positiva». Così il senatore diessino Guido Calvi, vicepresidente della commissione Telekom Serbia. «La commissione parlamentare italiana - continua Calvi - dovrà occuparsi anche della congruità del prezzo stabilito per la cessione di quote della società telefonica serba. Va ricordato che gli ambienti politici jugoslavi hanno sempre ritenuto che il proprio paese avesse fatto un pessimo affare a causa delle tangenti intascate da personaggi locali e del prezzo assolutamente non proporzionato al valore della società. La Serbia indagherà dunque sulla stessa materia della commissione italiana ma con obiettivi che appaiono assai diversi. È probabile che saranno loro ad accertare più facilmente e rapidamente la verità, in quanto non si presenteranno in Jugoslavia Zagami e Marini e mi auguro che non vi saranno depistatori e burattinai».


    

 

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