ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD
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Giovedì 21 ottobre 2004

Marco Dell'Omo

legge bossi-fini: A favore hanno votato i gruppi della maggioranza, contro tutta l'opposizione

Approvato il provvedimento varato dal governo dopo la bocciatura di alcune parti del provvedimento da parte della Corte Costituzionale

 Immigrazione, primo sì del Senato al decreto correttivo

Colpiti in modo non grave tre vigilanti e un automobilista


 

ROMA – Primo sì, tra le polemiche, al decreto sull'immigrazione che corregge la legge Bossi-Fini. L'aula del Senato ha approvato il provvedimento varato dal governo dopo la bocciatura di alcune parti del provvedimento voluto dal centrodestra da parte della Corte Costituzionale. A favore hanno votato i gruppi della maggioranza, contro tutta l'opposizione. Ma anche il Csm ha fatto sentire la sua voce critica. Ora il decreto dovrà passare all'esame della Camera per la definitiva conversione in legge.

Oltre alle nuove norme sulle espulsioni, il decreto prevede la possibilità per gli immigrati di rinnovare il permesso di soggiorno alle poste o in banca. Deciso anche un giro di vite sui clandestini che restano in Italia nonostante l'espulsione: rischieranno fino a quattro anni di carcere. Il Csm ha subito contestato la principale novità del decreto: la convalida delle espulsioni da parte dei giudici di pace. La soluzione era stata trovata dal governo per ovviare alle critiche della Corte Costituzionale, che aveva bocciato la Bossi-Fini perché poco «garantista»: la legge sull'immigrazione votata dal centrodestra prevedeva infatti la possibilità di convalidare l'espulsione senza ascoltare l'immigrato e senza concedergli garanzie di difesa. Ora le garanzie ci sono, ma a pronunciarsi sull'espulsione è il giudice di pace e non un giudice ordinario, per evitare di ingolfare ulteriormente i tribunali.

La sesta commissione del Csm, però, considera questa soluzione insufficiente e sostiene che solo la magistratura ordinaria può intervenire quando è in gioco la restrizione della libertà assicurando «una tutela giusta ed efficace». I giudici di pace, da parte loro, ritengono di essere in grado di svolger le funzioni che il decreto assegna loro: «Facciamo già da tempo praticamente le stesse cose che fanno i magistrati, abbiamo competenze penali e chi dice che non siamo all'altezza va contestato in maniera forte», dice Francesco Mollo, co-presidente della federazione dei giudici di pace. Ma il decreto, rispetto alla versione originaria varata dal governo, si è arricchito di contenuti. Con le modifiche introdotte da un emendamento del relatore Luigi Bobbio, gli immigrati potranno presentare la domanda di rinnovo annuale del permesso di soggiorno anche negli uffici postali e nelle banche. Proprio ieri, il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu ha annunciato che in Italia ci sono 2.139.99 immigrati. Tra questi, più di un milione e trecentomila dovranno rinnovare il permesso di soggiorno entro l'anno. Una cifra che spiega la decisione di coinvolgere anche le Poste nell'accoglimento delle domande di rinnovo.

L'opposizione resta però contraria. E la maggioranza respinge tute le critiche. Il ministro Pisanu attacca l'opposizione, accusandola sostanzialmente di voler difendere gli extracomunitari per allargare il proprio bacino di elettori: «L'attenzione nei confronti degli immigrati cresce perché c'è qualche anima pia in cerca di persone da tesserare nei partiti o nei sindacati». Per il sottosegretario Alfredo Mantovano, il decreto uscito dal Senato non solo viene incontro alle osservazioni della Corte Costituzionale, ma «ha perfezionato e stabilizzato la legge Bossi-Fini».


    

 

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