ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD
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Venerdì 22 ottobre 2004

Gaetano Basilici

Uno dei punti dello «statuto» delle Brigate rosse prevede che un militante possa arrendersi, ma non collaborare

 

 I pentiti vanno eliminati senza pietà

Per questo la richiesta di sottoporre al programma di protezione Cinzia Banelli


 

ROMA – I pentiti vanno eliminati senza pietà: parola delle Brigate rosse. E poiché si sa che i criminali della stella a cinque punte non scherzano, la Procura di Roma si è affrettata a predisporre una relazione da inviare al ministero dell'Interno con la richiesta di sottoporre al programma di protezione Cinzia Banelli, la prima pentita delle nuove Br. La decisione di proteggere la «compagna So» è stata presa proprio perché uno dei punti dello «statuto» delle Brigate rosse (stilato nel giugno 2002) prevede che un militante possa arrendersi, ma non collaborare con il «nemico». Se invece uno collabora, va ammazzato. La parte dello «statuto» dell'organizzazione terroristica nel quale viene prevista l'eliminazione fisica di chi si pente e collabora con la magistratura e le forze di polizia è contenuta in un file dell'archivio Morandi-Banelli aperto di recente grazie alla password fornita agli inquirenti dalla pentita Cinzia Banelli.

La necessità di sottoporre a tutela la donna è stata ieri al centro di un incontro, svoltosi nella cittadella giudiziaria della capitale, tra il procuratore Giovanni Ferrara e i sostituti procuratori Pietro Saviotti ed Erminio Amelio, titolari con il loro collega Franco Ionta, capo del pool antiterrorismo della Procura di Roma, dell'inchiesta stralcio sulle nuove Brigate rosse. Quello dei fiancheggiatori delle Br è stato uno dei temi affrontati dal pm Saviotti durante l'interrogatorio della Banelli. I magistrati avrebbero identificato il cosiddetto «compagno Silvio» il cui nome ricorre più volte nelle carte delle Br: sarebbe un «prigioniero politico», ma la pentita non è stata in grado di fornire elementi a conferma dei sospetti degli inquirenti. Su terroristi e fiancheggiatori sono intervenuti ieri il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi («ci sono situazioni che possono condurre ad azioni eclatanti») e il segretario della Uil Luigi Angeletti («ci sono persone che per opportunismo hanno la tessera sindacale»).

Vecchie o nuove, le Brigate rosse non cambiano e i loro metodi sono sempre gli stessi. Basti ricordare che il 3 agosto 1981 in un casale nella campagna vicino all'ippodromo romano delle Capannelle fu fatto trovare, con una telefonata anonima, il cadavere crivellato di colpi di Roberto Peci, fratello del brigatista rosso pentito Patrizio catturato il 20 febbraio 1980 dai carabinieri del generale Dalla Chiesa.

Accanto al corpo senza vita del giovane c'era la motivazione del delitto: una foto Polaroid dove appariva l'omicidio e un cartello con la scritta «L'unico rapporto della rivoluzione con i traditori è l'annientamento». Poi le Br fecero trovare anche una videocassetta del delitto. «La richiesta di ammissione al programma di protezione per la brigatista rossa Cinzia Banelli non è ancora arrivata in commissione.

La valuteremo quando ci sarà pervenuta» ha dichiarato Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno e presidente della commissione centrale del Viminale per la definizione delle misure di protezione per i collaboratori e i testimoni di giustizia. Le misure possibili vanno dal mantenimento della custodia in carcere sotto protezione agli arresti domiciliari; dalla remissione in libertà alla concessione di una nuova identità con il trasferimento in una località segreta.
Tra i collaboratori, ha spiegato Mantovano, «non ci sono soltanto coloro che provengono dalla criminalità organizzata, ma anche responsabili di fatti di terrorismo». In particolare, tra i terroristi sotto protezione risultano esponenti dell'eversione di destra coinvolti in processi ancora in corso come quelli per le stragi di piazza Fontana e del treno Italicus.

Protetto è anche il pentito tunisino che ha raccontato come, tre anni fa, il terrorismo islamico voleva colpire Milano. Le Br erano consapevoli dell'esistenza di alcuni problemi: «In linea di massima, per quanto riguarda la fase attuale della guerra di classe, si può dire che si sia attestato il passaggio della costruzione di una capacità offensiva complessiva anche se questa è instabile per esiguità di forze, per caratterizzazione militante di quelle esistenti e per esiguità delle forze regolari.... Questa capacità offensiva complessiva è condizionata da alcuni fattori – spiegano – dover operare sequenzialmente per esiguità e livello espresso dalle forze militanti soprattutto per la scarsità di quelle regolari e muoversi tra il riprodurre condizioni di autonomia economica e l'assunzione di iniziativa offensiva di attacco allo Stato e all'imperialismo».


    

 

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