ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Gazzetta del Sud
(Sezione:      pag. )
Giovedì 27 maggio 2004

Bianca Rebulla

ALLARME DI GIUSEPPE LUMIA (DS)

 

 Lumia: «È in serio pericolo la sicurezza dell'economia»

Aumenta il numero degli estimatori del «fai da te», che così sperano di poter estinguere il reato


 

ROMA – «La sicurezza economica del nostro paese è in serio pericolo: la mafia ha infatti la forza di condizionare sia l'etica del mercato (la libertà cioè degli operatori economici), sia l'economia del mercato (la libera concorrenza)». A lanciare l'allarme è Giuseppe Lumia, (Ds), commentando il rapporto di “Sos Impresa”, intitolato «Le mani della criminalità sulle imprese». Quello che emerge dal dossier, per Lumia, è «un quadro di difficoltà economica diffusa nel quale la criminalità organizzata si inserisce sfruttando la poca ricchezza prodotta imponendo il racket “anche alle pietre”, cercando di approfittare delle difficoltà con i prestiti usurai, mettendo fuori dal mercato le imprese oneste». «Oltre a questo – dice – il rapporto segnala un preoccupante aumento della criminalità diffusa a danno anche dei commercianti».

Per dare «una risposta efficiente a queste emergenze», secondo Lumia, «sarebbe necessaria un'azione di prevenzione contro la criminalità molto più forte di quella che è in atto e una forte iniezione di fiducia nei confronti dello Stato che, invece, manca. Basta guardare al dato che quasi l'80% delle operazioni antiracket non sono partite da denunce dei taglieggiati». E spiega: «È vero che i cittadini devono avere il coraggio e avvertire la responsabilità sociale di denunciare, ma è altrettanto vero, e doveroso, che lo Stato deve garantire loro una forte protezione e la possibilità di continuare la propria attività «. Per questo, dice Lumia, «deve essere rafforzato il meccanismo dei confidi, che consente di uscire dall'usura, migliorato il controllo del territorio con misure non estemporanee, ed incentivato il ruolo delle associazioni antiracket come spontanea aggregazione di imprenditori, sullo stile della Federazione Antiracket Italiana fondata a suo tempo da Tano Grasso». «Un rapporto che mette in evidenza luci e ombre, in un contesto che vede purtroppo moltissimi uomini delle forze dell'ordine impegnati nella lotta al terrorismo interno e internazionale».

Così il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano è intervenuto alla presentazione del dossier intitolato «Le mani della criminalità sulle imprese». «Non certo per voler trovare giustificazioni – ha detto il sottosegretario – ma questi dati arrivano in un contesto molto particolare. Basti pensare che fino a quattro anni fa in Italia non esisteva alcuna minaccia legata al terrorismo internazionale e che oggi, invece, 13.500 obiettivi sensibili sono presidiati da 19 mila uomini delle forze di Polizia e 4 mila dell'esercito. E' chiaro che se potessimo disporre di questo personale il contrasto alla criminalità sarebbe più incisivo». Questo non significa, ha sottolineato, che non siano state messe in campo una serie di iniziative per potenziare il contrasto alla criminalità: un esempio per tutti, il poliziotto di quartiere «che – ha detto – non è un'operazione di maquillage come qualcuno vuol far credere, ma sta già dando importanti risultati». E poi ancora, il sottosegretario ha ricordato che nei primi tre mesi del 2004, nelle 4 regioni del sud considerate dal rapporto a maggior rischio (Calabria, Campania, Sicilia e Puglia) ci sono state 9.168 richieste di esecuzione di custodia cautelare, «il che dimostra che il contrasto c'è».


    

 

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