ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su Gazzetta del Sud (Sezione: pag. ) |
Domenica 8 agosto 2004 |
Gaetano Basilici SUL WEB IL NUOVO MESSAGGIO DELLE “BRIGATE ABU HAFS AL MASRI”
Al Qaida rilancia l'ultimatum all'Italia
LA MINACCIA di attentati nelle nostre città, più volte annunciati dai terroristi islamici della galassia di al Qaida, si ripete. Quella che comincia domani sarà una settimana cruciale: gli uomini dei nostri servizi di intelligence lo sanno e da tempo stanno facendo di tutto per evitare ciò che dalla vasta nebulosa qaedista viene prospettato come inevitabile. Non è un mistero che l'Italia sia uno dei paesi in testa nell'elenco degli obiettivi da colpire. Il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu ha voluto ieri sottolineare, però, che il nuovo messaggio di minaccia contro l'Italia «rientra nella più vasta campagna mediatica condotta dalle brigate Abu Hafs Al Masri, sedicenti alleate di al Qaida». Al tempo stesso, ha sottolineato, «richiede la massima attenzione». Dello stesso parere si dice Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno. Gli 007 e le inchieste della magistratura hanno disegnato una sorta di mappa con le indicazioni dei luoghi in cui le cellule terroristiche islamiche potrebbero concentrarsi e poi colpire. Le città maggiormente a rischio sono considerate Roma, Milano, Torino, Firenze, Cremona, Parma, Reggio Emilia e Napoli perché proprio in esse, affermano i servizi di sicurezza, «si muovono soggetti con una pregressa esperienza militare». Nel mirino dei terroristi islamici ci sono il Colosseo e il Duomo di Milano o Santa Croce a Firenze? Tutto è possibile, certo, ma nessuno può escludere che anche gli odierni avvertimenti all'Italia per obbligarla a ritirare le truppe dall'Irak, responsalizzando direttamente il popolo italiano, dopo che i suoi dirigenti non si sono lasciati intimorire, possa essere un'altra mossa senza conseguenze nella complessa guerra mediatica che si svolge a latere dei sanguinosi avvenimenti sui campi di battaglia. L'allarme è comunque altissimo, il pericolo incombente. La presenza di queste cellule terroristiche mediorientali pronte a entrare in azione è una realtà che i nostri servizi di intelligence sono tornati a segnalare nella relazione semestrale consegnata di recente al Parlamento. Sono cellule che operano in maniera totalmente autonoma, in base a uno schema di «regionalizzazione e decentralizzazione» del fenomeno. L'Italia, affermano i servizi, è ormai un «obiettivo pagante» per il radicalismo islamico in quanto spendibile sul piano propagandistico; inoltre, non è più solo un «luogo di transito e di approvvigionamento logistico e finanziario», bensì una «base di partenza degli aspiranti jihaidisti e kamikaze». Insomma: il nostro è un Paese a rischio estremo, esposto sia alle «iniziative esterne» che a quelle «coltivate e messe a punto a livello locale». Ecco dunque che i terroristi islamici potrebbero partire dall'Italia per colpire all'estero, ma anche e soprattutto entrare in azione in Italia. Si tratta di «articolazioni jihaidiste raccordate in modo puntiforme a sigle dell'estremismo, ma operanti al di fuori di movimenti strutturati e da cui derivano significativi pericoli». Come potrebbero colpire? Gli 007 non sono in grado di escludere alcuna ipotesi: dall'autobomba al kamikaze imbottito di esplosivo. Nemmeno quella, più terrificante delle altre, di un ricorso ad armi chimiche o batteriologiche. Per i capi del radicalismo islamico l'esecutore ideale sarebbe quello che chiamano «l'emiro dagli occhi azzurri», cioè un europeo convertito all'Islam terroristico poiché desta meno sospetti in fase di attacco. Va pure tenuto presente il fatto che la Polonia e la Bulgaria sono ritenute trampolini per possibili attentati in paesi occidentali, Italia compresa, e che le indagini hanno evidenziato che da noi si annidano «militanti collegati tanto ai gruppi terroristici nordafricani che alle reti attive in Irak». Si tratta di individui giunti in Italia dopo avere partecipato alla Jihad in vari Paesi, dall'Afghanistan alla Bosnia. Dove potranno colpire? Le città più esposte sono state elencate, ma prevedere il probabile bersaglio è praticamente impossibile. La preoccupazione maggiore è per i luoghi particolarmente affollati come gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, i porti, i treni, le navi, i traghetti, le metropolitane, i musei e le aree archeologiche. Per non parlare delle fiere e delle sagre che in estate proliferano un po' dovunque nella nostra penisola e attirano un numero sempre maggiore di persone. Alzare il più possibile la soglia di protezione è quanto è stato già fatto, e si continua a fare, non solo in Italia, ma anche all'estero perché non si può escludere un attentato contro un bersaglio italiano (ambasciata, aereo, sede di società, gruppo di turisti) oltre confine.
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