ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su il Tempo
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Giovedì 27 maggio 2004

di ASSUNTA FATONE

 

 Le imprese strangolate da racket e contrabbando



 

OGNI ora 2.600.000 euro passano dalle mani dei commercianti a quelle dei mafiosi. Ogni anno, la criminalità sottrae al sistema commerciale 24 miliardi di euro che, per oltre il 40 per cento, si trasferiscono nelle tasche delle mafie italiane. Sono soltanto alcuni dei dati che emergono dal VII Rapporto, realizzato da Sos Impresa, intitolato "Le mani della criminalità sulle imprese", presentato ieri, in occasione dell'Assemblea nazionale dell'Associazione Antiracket ed Antiusura, promossa dalla Confesercenti.

Si tratta dei costi economici ai quali si aggiungono quelli sociali, che moltissime imprese sono costrette a sopportare, a causa del proliferare di usura, racket, furti, rapine, truffe, contrabbando e abusivismo. La quantità di denaro movimentato, comprensivo dei costi sostenuti dall'insieme del sistema delle imprese, supera i 63 miliardi di euro.

Il racket, in particolare, si conferma come l'emergenza prima, anche se il fenomeno sta cambiando pelle. Si allarga la platea dei commercianti (e delle altre categorie) coinvolti, diminuiscono i costi, si introducono nuove forme di condizionamento. Tutto ciò corrisponde a una precisa strategia dei "signori del pizzo": mantenere forte la pressione, garantire la possibilità di pagare a tutti, evitare forme di ribellione.

Secondo il Rapporto di Sos Impresa, sono 160mila i commercianti taglieggiati, 5 miliardi di euro i soldi versati nelle casse della criminalità. Non c'è attività imprenditoriale nel territorio di Gela, della Locride, dell'Agro-Aversano che non debba fare i conti con le organizzazioni mafiose. Ma il pizzo è fenomeno diffuso, innanzitutto, nelle grandi città metropolitane del Sud. In Sicilia, sono colpiti l'80% dei negozi di Catania e Palermo e lo pagano il 70% delle imprese di Reggio Calabria, il 50% di quelle di Napoli, del nord barese e del Foggiano, con punte, nelle periferie e nell'hinterland di queste città, che toccano la quasi totalità delle attività commerciali, della ristorazione e dell'edilizia.

Dopo il pagamento del pizzo, seguono l'usura, con 135mila "vittime", la criminalità di strada (86mila furti ai negozi), le truffe (500mila commercianti colpiti), l'abusivismo nel commercio (400mila abusivi, tra gli operatori) e il contrabbando, che "fattura" 30 miliardi l'anno. «Contro l'usura e il racket, nel dicembre 2003 abbiamo sottoscritto un protocollo d'intesa, con i principali istituti di credito - ha detto il sottosegretario al Ministero dell'Interno, Alfredo Mantovano -, per cercare di prevenire il fenomeno. Inoltre, vi è un disegno di legge della Camera dei Deputati che - continua il Sottosegretario - prevede l'ausilio di operatori privati di vigilanza e racchiude, in un unico testo, la disciplina degli Istituti di vigilanza, delle guardie giurate, delle imprese fornitrici di servizi di custodia e degli istituti di investigazione, per riformare le norme in materia che risalgono a oltre 70 anni fa».


    

 

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