ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL TEMPO (Sezione: Politica Pag. ) |
martedì 14 giugno 2005 |
Il duo Matteoli-Landolfi: «È tutto ok»
UNo è a Rabat, in Marocco, per impegni istituzionali. L’altro fa finta di cadere dalle nuvole. Anche a chilometri di distanza Altero Matteoli e Mario Landolfi procedono di pari passo, parlano all’unisono e dicono le stesse cose. Oramai è il gruppo di fuoco di Gianfranco Fini, gli unici rimastigli davvero fedeli. Sempre e comunque. E davanti alla tempesta che si sta scatenando dentro An, entrambi ministri sembrano il loro collega iracheno di Saddam che, mentre gli spuntavano i carrarmati dietro le spalle, continuava a dire che Bagdad era ancora sotto il controllo del regime. Il primo a parlare, di primo mattino, è Matteoli: «Ancora una volta An troverà il modo di andare avanti e proiettarsi verso le elezioni del 2006 unita e con Fini leader». Poi lo stesso leader annuncia che non intende dimettersi, e Matteoli subito corre a fare da grancassa: «Le dichiarazioni di Fini tagliano la testa al toro, An non ha bisogno di cercare un nuovo leader». «An - aggiunge il titolare del’Ambiente - ha bisogno certamente di rilanciare il partito in vista delle elezioni del 2006, di partecipare con forza al dibattito sul partito unico, di intervenire all’interno del governo, affinchè gli impegni presi dal presidente Berlusconi durante il dibattito in Parlamento sulla fiducia siano rispettati. L’unica cosa - prosegue - di cui certamente An non ha bisogno è di cercare un nuovo leader». Poi si dimette Alemanno e Matteoli deve rivedere la sua dichiarazione e accantonare la definizione «An unita»: «Io non penso assolutamente a dimettermi e, grazie a Dio, non ci pensa neppure Gianfranco Fini». Landolfi, a chi gli chiede che succederà dopo il referendum dentro il partito e se vi saranno ripercussioni, replica stizzito anche lui in mattinata: «Lo escludo». Previsione miseramente sbagliata. Quando poi nel pomeriggio Alemanno e Mantovano si dimettono dai rispettivi incarichi, il ministro delle Comunicazioni aggiunge: «La scelta di Gianni Alemanno è comprensibile, ma il dibattito interno non può riguardare la leadership di Gianfranco Fini. Il confronto deve invece investire - spiega Landolfi - il problema delle regole nel nostro partito. Dobbiamo tutti avvertire la necessità di attivare gli organismi previsti dal nostro Statuto. Da troppo tempo infatti - aggiunge il ministro - la vita e l’attività di An sono regolate da organismi fiduciari che per la loro natura non alimentano e non vivificano il dibattito interno. Di falsi unanimismi e di verità di facciata - conclude - i partiti possono anche morire».
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