ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL TEMPO
(Sezione: POLITICA    Pag.    )
Giovedì 19 Dicembre 2002

di FABIO TORRIERO

Più debole l’asse dei contrari


 

L'ASSE An-Lega, contrario all'indulto, perde i pezzi per strada a pochi giorni dal Natale e ben prima dell'annunciato appuntamento parlamentare di gennaio. Da quando il vicepremier Gianfranco Fini ha raffreddato i bollenti spiriti dei suoi, bocciando qualsiasi ipotesi di riduzione o sospensione della pena, subito confortato dal presidente dei deputati, Ignazio La Russa («il nostro presidente ha detto una cosa di destra») e dal sottosegretario Alfredo Mantovano, il sottobosco di Alleanza nazionale si è messo in movimento. Questa volta non c'è stato l'«effetto-devolution». Ossia, la dissuasione immediata grazie «ai compiti in classe», per ammorbidire l'impatto psicologico e politico della riforma di Bossi (i Forum per calmare la base e preparare la risposta «federalista» di destra). Il ministro Gianni Alemanno (nella foto) e Alessandra Mussolini sull'indulto non demordono. Vorrebbero dare concretezza all'invito del Papa («un atto di clemenza per i detenuti») ufficializzato durante la storica visita a Montecitorio il 14 novembre scorso. La destra sociale, infatti, è in fibrillazione. Teodoro Buontempo è sceso in campo: «Non dobbiamo perdere questa occasione. La legalità, la certezza del diritto, della pena e della detenzione, non si toccano. Ma una seria politica di rieducazione e di reinserimento sociale, va varata col consenso dei due schieramenti».

Se An oscilla, anche la Lega non è più monolitica come un mese fa. Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, incassati, sabato scorso, i mugugni dei detenuti del carcere di Milano, ha aperto «a una legge che non sia puramente e meramente un atto di clemenza». Mario Borghezio, leader dell'ala dura del Carroccio (noto per le sue violente battaglie contro la criminalità e gli extracomunitari), ha spostato il tiro sui reati di opinione e di terrorismo: «Chiudiamo una stagione di sangue, con un gesto che consegni alla storia il terrorismo di destra, di sinistra e di Stato». Insomma, l'asse «An-Lega», in marcia di avvicinamento verso l'asse possibilista «Udc-parte di FI». Si pensi alla posizione del presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, «disponibile a raccogliere l'appello del Papa», e alla proposta Pisapia-Buemi: un indultino per buona condotta in carcere, per chi ha trascorso almeno il 50% della pena (lo sconto riguarda gli ultimi due anni di pena e non si applica ai detenuti in galera per reati di mafia, omicidio, sequestro di persona e terrorismo). Una proposta giudicata insufficiente dal centrosinistra che sta lavorando su numerosi testi, circa 18 (tra cui la proposta Mormino).

Gli ultimi attacchi all'asse An-Lega, contrario all'indulto, sono venuti dal mondo delle professioni (l’Associazione italiana dei giovani avvocati, per bocca del vicepresidente Francesco Rotunno, ha dichiarato che «la gravità del sovraffollamento carcerario e delle condizioni di molti degli istituti penitenziari, rendono improcrastinabile un intervento normativo: sì alla sospensione condizionata per cinque anni delle pene fino a tre anni, magari coordinata con altre misure alternative alla detenzione, quali l'affidamento in prova al servzio sociale, eccetera). E sono venuti dal mondo della cultura e del giornalismo di destra. L'occasione è stata fornita dalla presentazione di un libro («La Rinuncia», pubblicato dalla casa editrice Pagine, scritto dall'assessore alla cultura di Rieti, Gianfranco Formichetti), a cui hanno partecipato Marcello Veneziani, Mauro Mellini e Francesca Mambro. Marcello Veneziani, opinionista della nuova destra e neo-consigliere di Cinecittà Holding, si è detto favorevole a discutere di indulto, senza accettare niet sovietici: «È sbagliato ridurre il problema giustizia a una questione quantitativa. Lo sconto collegato ai lavori socialmente utili mi sembra un’ipotesi praticabile. E poi, sul terrorismo occorre un grande dibattito nel Paese. I reati d'opinione non dovrebbero, infine, nemmeno essere considerati tali». Francesca Mambro, ex terrorista dei Nar, oggi editorialista di «Libero» e «dipendente-in affidamento» dell'Associazione radicale «Nessuno tocchi Caino», auspica «una fase due della giustizia italiana, abbandonando ipocrisie e pietismi ridicoli. Le ipocrisie dei contrari all'indulto, il pietismo dei cosiddetti favorevoli».


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