ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL TEMPO (Sezione:  Pag. ) |
Venerdì 21 Febbraio 2003 |
Quello che bisogna mettere da parte è la rassegnazione
«NON bisogna generalizzare e bisogna convincersi che la legalità e la lotta all'illecito passano per le competenze di ciascuno, ma anche dalle associazioni di categoria, dagli enti territoriali, dall'economia sana. Quello che bisogna mettere da parte è la rassegnazione». Lo ha detto il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, parlando a margine di un convegno sulla legalità svoltosi stasera a Rossano. Il Sottosegretario ha fatto riferimento ai risultati di una ricerca del Censis dalla quale emerge che in alcune zone della Calabria e della Sicilia ci sarebbe una sorta di assuefazione al racket. «Le Istituzioni in senso lato - ha aggiunto Mantovano - non si rassegnano alla situazione anche se forse, più di uno, vorrebbe che invece ci si rassegnasse». «La legalità - ha proseguito il Sottosegretario all'Interno - viene fuori da una serie di tasselli rispetto ai quali non esiste soltanto il contrasto all'organizzazione criminale che realizza stragi o che s'inserisce nel mondo economico. Esiste anche il rispetto delle norme urbanistiche e ambientali. Viene in mente il motto di Giuliani a New York «Riparare i vetri rotti». Occorre intervenire anche su piccole cose perchè rappresentano un dato oggettivo di ripristino della legalità e un messaggio che la illegalità non paga». (ANSA)«SI SVELA sempre più l'inganno di chi ha provato a far passare la mafia come un promotore di sviluppo e ricchezza». Così il capogruppo Ds in commissione antimafia, Giuseppe Lumia, commenta il rapporto del Censis sulla criminalità nel mezzogiorno. «Ora - sottolinea Lumia - anche gli studi riescono a quantificare quello che agli occhi di chi lavora veramente per la legalità era chiaro già da tempo: la mafia lavora per mantenere i territori del Mezzogiorno in uno stato di bisogno e di ritardo economico per cercare di mantenere il controllo delle sue ricchezze. Aggiunge violenza e sopraffazione alla disperazione di chi non ha lavoro. Per rompere questo circuito criminale bisogna che si verifichi una rottura sempre più forte tra economia e mafia, tra politica e mafia, senza lasciare nessuno spazio alla convivenza a suo tempo evocata dal Ministro Lunardi. La strada da fare è ancora molto lunga e lo dimostra anche la parte dell'indagine che si occupa delle associazioni antiracket, dopo un periodo in cui i cittadini avevano ripreso a fidarsi delle istituzioni ed a riunirsi in associazioni antiracket per contrastare il fenomeno del «pizzo», ora si torna pericolosamente indietro. Meno denunce, paura di esporsi e scarsa collaborazione con le istituzioni, chi ha la responsabilità di questo deve chiedersi perchè e dare al Paese nuove risposte, restituendo fiducia a tutti i commercianti e gli imprenditori, in particolare a quelli del mezzogiorno».
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