ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL TEMPO
(Sezione: INTERNI   Pag.     )
Sabato 22 Marzo 2003

di GAETANO MINEO

 

In Sicilia sbarcano i primi profughi

Pronto il piano di aiuti e assistenza che l’Italia attiverà assieme alla Ue
Centosettanta fra iracheni e pakistani su un barcone senza carburante vicino Lampedusa


 

PALERMO — Un'altra carretta del mare sbarca in Sicilia. Ma, questa volta, porta le impronte della guerra in Iraq. Poco prima delle sette di ieri a Lampedusa è approdato un barcone di 12 metri con 170 clandestini, quasi tutti iracheni e pakistani. Il natante, avvistato nel pomeriggio di giovedì a 50 miglia a sud di Lampedusa da un aereo della Marina Militare, era rimasto senza carburante nel Canale di Sicilia. La prima segnalazione indicava la presenza di circa 80 persone a bordo. E così, tra la notte di giovedì e ieri, l'imbarcazione è stata trainata da una motovedetta del reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza. I profughi sono 165 uomini, una donna e 4 ragazzi tra i 14 e i 17 anni. Sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza gestito dalla confraternita Misericordia. Tutti sarebbero in buone condizioni di salute.

I militari del reparto operativo aeronavale della GdF hanno arrestato due giovani liberiani, ritenuti gli scafisti della barca soccorsa a largo per un'avaria. Il lavoro investigativo della Fiamme Gialle ha avuto una breve durata grazie anche alla collaborazione degli espatriati, fuggiti dalla guerra. Gli scafisti sono indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e con un elicottero sono stati trasferiti nel carcere di Agrigento. Ovviamente, si è riacceso il dibattito e non solo politico, sull'immigrazione. Intanto, il ministero dell'Interno, insieme alla protezione civile e ai vigili del fuoco, ha stilato un piano di prima accoglienza in Italia, ma soprattutto ai confini dell'Iraq. Tende, prefabbricati, ma anche cucine da campo, servizi igienici, coperte e vestiti, cibo non deperibile sono pronti per essere inviati in Turchia, Iran e Giordania. Per chi arriverà sulle coste italiane, come i 170 sbarcati a Lampedusa, il piano prevede l'accoglienza nei centri già esistenti o, in collaborazione con le Regioni e le amministrazioni locali, l'individuazione di altri siti dove allestire campi in caso di emergenza. Insomma, lo spirito del piano è lo stesso che ha ispirato l'intervento italiano in favore dei profughi durante il conflitto in Kosovo: assistere gli iracheni in fuga dalla guerra il più vicino possibile al loro Paese. Anche le associazioni umanitarie scendono in campo sull'immigrazione, prima tra tutti l'Acnur (Alto commissariato Onu per i rifugiati). Sollecita il Governo perché sia concessa a quanti dovessero arrivare in Italia la protezione umanitaria temporanea. E, proprio in occasione dell'incontro di ieri tra il rappresentante in Italia dell'Acnur, Mauga, e il vicepresidente del Consiglio Fini, questi ha confermato «l'impegno dell'Esecutivo per un concreto e fattivo sostegno ai programmi umanitari che le Nazioni unite svilupperanno nelle zone interessate al conflitto in atto».

Anche il sottosegretario all'Interno, Mantovano, ha parlato di emergenza profughi, sottolineando che «l'Italia è pronta a fare la sua parte, ma in concorso con l'Unione europea». «Non fasciamoci la testa prima del dovuto - ha proseguito - la situazione dipende dall'intensità e dalla durata del conflitto; certo, non è soltanto un dato geografico che tra l'Iraq e l'Italia vi è una distanza superiore rispetto a quella che tra Italia e Kossovo». Infine, sempre in tema profughi, nasce un'iniziativa di An che, in pratica, invita i lavoratori italiani a destinare i proventi di un'ora del loro lavoro all'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.


 

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