ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL TEMPO
(Sezione:  Politica     Pag.   )
Mercoledì 28 Agosto 2002

di STEFANO VESPA



 

«Ora ci preoccupa la Libia lì si riuniscono i clandestini



 

A POCHI giorni dall’entrata in vigore della Bossi-Fini il governo intensifica la prevenzione. La preoccupazione, dice il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, viene dalla Libia sulle cui coste si stanno concentrando masse di clandestini che puntano a Lampedusa.

Sottosegretario Mantovano, le operazioni di polizia in Albania e in Tunisia sono il segnale di una particolare opera di prevenzione?
«Il primo fronte di attenzione è la collaborazione internazionale. Nessuno ha mai immaginato che il contrasto possa avvenire efficacemente in mare dove si può fare solo un’attività di repressione degli scafisti una volta individuati. Le prevenzioni più importanti sono a monte e richiedono la collaborazione dei Paesi di origine».

L’Albania da un po’ di tempo sta collaborando.
«In particolare nell’ultimo anno ha aumentato la collaborazione come la Tunisia e l’Egitto. Qui all’inizio dell’anno c’era una preoccupazione per il Canale di Suez, poi c’è stata un’intesa con l’Italia e più di una nave è stata bloccata prima che imboccasse il Canale».

Qual è il fronte che vi preoccupa di più in questo momento?
«È la Libia perché vi è una concentrazione di clandestini provenienti da altri Paesi sulle coste libiche da dove è facile coprire il tratto di mare verso Lampedusa».

I rapporti con Gheddafi come sono?
«Bisogna approfondirli, è il punto su cui intensificare il lavoro nell’immediato futuro».

Il decreto di regolarizzazione degli extracomunitari che lavorano in nero sarà varato dal Consiglio dei ministri del 30 agosto?
«Certamente le norme saranno pronte contestualmente a quelle della regolarizzazione delle colf e delle badanti. Se al prossimo Consiglio o a quello del 6 settembre dipenderà da Palazzo Chigi. Noi, come Viminale, siamo già pronti».

Bossi insiste nel voler aspettare il numero di regolarizzazioni prima di parlare del decreto flussi. Siete tutti d’accordo o al decreto flussi non si può comunque rinunciare?
«Quello di Bossi era l’orientamento del governo fin dall’inizio. Occorrono dei tempi tecnici e comunque il Consiglio dei ministri può anche ritenere che la regolarizzazione comprenda coloro che sono già in Italia mentre alcuni specifici lavori vadano coperti con nuovi ingressi».

C’è ancora qualcuno che insiste per far ricomparire la figura dello sponsor che la Bossi-Fini ha cancellato?
«La legge l’ha eliminato consapevolmente sulla base di un esame del suo funzionamento. Noi puntiamo a far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro con i nuovi meccanismi che riteniamo più celeri e meno onerosi».


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