ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL TEMPO (Sezione: Politica Pag. ) |
domenica 5 giugno 2005 |
Rutelli l’astensionista infiamma la destra
FRANCESCO Rutelli che fa outing «Non vado a votare», esprimendo la sua contrarietà al referendum sulla fecondazione assistita, scossa una già terremotata Unione e infiamma la destra. Anche se c’è n’è per tutti. Perchè ieri il ministro della Difesa Antonio Martino ha ribadito, invece, che alle urne ci andrà e «voterò quattro sì». Il giorno dopo la sua esternazione Francesco Rutelli però cade dalle nuvole: «Io non ho strappato un bel nulla. Ho votato la legge 40 e oggi confermo quella scelta; lo strappo ci sarebbe stato, semmai, se avessi dichiarato di votare sì». Rutelli, che ha trascorso la giornata in famiglia ha anzi espresso «stupore» su chi ha usato il termine «strappo» a proposito della sua scelta. La coerenza con l'atteggiamento positivo sulla legge sulla procreazione assunto in Parlamento, ha sottolineato, porta a non votare certamente sì. La maggioranza ha comunque applaudito alla presa di posizione del leader della Margherita. «Conferma che il sistema dei valori non può essere escluso in nessun schieramento e nessuna formazione politica» ha detto il deputato di An Maurizio Gasparri. «Ha dimostrato coraggio e la sua complessa parabola politica merita rispetto» ha chiosato Bobo Craxi. E l’ex ministro alla Famiglia Antonio Guidi: «Bravo Francesco, questa tua voce chiara servirà a far arrossire e spero far fare un passo indietro a chi nel centrosinistra con un occhio guarda al Vaticano e con un altro a Rifondazione». Dall'Unione, il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio ha riconosciuto al presidente della Margherita «il diritto, come tutti, di dire e di dichiarare come pensa di votare o, come in questo caso, di non votare», sottolineando tuttavia come sia «inaccettabile che lui si richiami a un presunto programma dell'Ulivo, che è un programma laico». Insomma, ha affermato Pecoraro Scanio, «se vuole si astenga, ma non ci faccia la predica sul programma dell'Ulivo. Se no - obbietta - per spirito di coalizione, doveva fare una scelta diversa». Da Viareggio il leader dei Ds Piero Fassino ha ribadito: «Ho già avuto modo di dire che rispetto le decisioni di Francesco Rutelli che sono diverse dalle mie». «Credo - ha aggiunto - che questa legge debba essere migliorata e per questo sono stati fatti i referendum, credo che sia giusto andare a votare, perchè solo andando a votare si può consentire al referendum di essere efficace. L'astensione è un modo di chiedere un no senza dirlo e invece è molto più semplice e trasparente votare scheda bianca; andando a votare c'è la possibilità per chiunque di fare qualcosa senza far venire meno il quorum rispettando le regole di confronto democratico accettando quando ci sono i referendum le decisioni della maggioranza». «La posizione di Rutelli è politicamente grave, e lo è a maggior ragione perchè colorata da clamorose bugie, una per tutte, quella sugli embrioni che non sarebbero più buttati via grazie alla legge 40, quando è vero esattamente il contrario, e Rutelli mente sapendo di mentire» ha specificato invece il segretario di Radicali italiani Daniele Capezzone. «Ma incomparabilmente più grave, perchè esce dal territorio delle scelte politiche, è invece la campagna astensionista condotta, senza pudori, senza remore, con una triste escalation di prepotenze e furbate, dai Presidenti delle Camere. Da queste settimane, i cittadini sanno che Pier Ferdinando Casini e Marcello Pera non rappresentano nè il Parlamento nè tutti i cittadini ma usano e abusano della loro posizione istituzionale» ha concluso Capezzone. In realtà sembra che a sinistra si respira una certa aria di débacle e le atmosfere trionfalistiche post-Regionali siano svanite per sempre. C’è la convinzione che il capolavoro di Rutelli, con due strappi mirati, è stato quello di annullare completamente gli effetti benefici della tornata elettorale. E ora si cerca di correre ai ripari prima che la barca affondi definitivamente. Nel centrodestra, dicevamo, la sortita del capo della Margherita ha mandato in brodo di giuggiole molti politici. «La decisione di Rutelli rappresenta anche un nodo politico che credo non sfugga a nessuno» ha sottolineato il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano. «Nell'ottica dei Ds, in un'ipotetica vittoria dei sì - sottolinea - in un percorso che obbligatoriamente conduce laddove la sinistra vince, e penso in particolare alla Spagna, la vittoria dei quattro referendum per la sinistra è un punto di partenza per andare verso mete che Zapatero ha già conseguito».
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