ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su
IL TEMPO (Sezione: Attualità Pag. ) |
Giovedi' 5 Settembre 2002 |
di STEFANO VESPA Giustizia, è già finita la tregua
LA CONFERMA che la Casa delle libertà è tutto sommato soddisfatta del calendario dei lavori sul disegno di legge Cirami viene dallo stesso presidente del Consiglio. Quella di Pier Ferdinando Casini, dice Silvio Berlusconi, «è una decisione equilibrata», mettendo l’imprimatur sull’iter del legittimo sospetto che dovrebbe essere votato realisticamente a metà ottobre. Il presidente della Camera, infatti, pur consentendo un ampio dibattito nelle commissioni Giustizia e Affari costituzionali, ha fissato due date per l’esame in Aula, il 25 settembre e, se sarà necessario più tempo com’è quasi certo, il 10 ottobre, quando sarà possibile contingentare i tempi della discussione. Domani alle 17.30 comincerà l’esame, come stabilito ieri dall’Ufficio di presidenza delle commissioni congiunte Affari costituzionali e Giustizia. Le relazioni saranno tenute da Gianfranco Anedda (An) e da Isabella Bertolini (Forza Italia). La discussione generale si aprirà lunedì alle 10 e alle 18 una riunione dell’Ufficio di presidenza deciderà l’ulteriore calendario e eventuali audizioni, come richiesto dal centrosinistra. L’Ulivo, infatti, vorrebbe ampliare al massimo il dibattito sentendo esponenti dell’avvocatura e dell’Anm, il vicepresidente del Csm, il ministro della Giustizia e anche costituzionalisti, ma la maggioranza vuole accorciare i tempi e si intravedono già le prime tensioni. Il presidente della commissione Giustizia, Gaetano Pecorella, vorrebbe chiudere l’esame entro la prossima settimana perché, con due sedute quotidiane, ci sarebbero 50 ore di discussione. Il presidente della commissione Affari costituzionali, Donato Bruno, ha cercato di smussare gli angoli rinviando alla riunione di lunedì ulteriori decisioni, anche se il messaggio è chiaro: parleranno tutti e ci si riunirà anche di notte, ma un conto è che si iscrivano 30 o 40 parlamentari, un altro è che siano 200, perché scatterebbe il contingentamento dei tempi. Prospettiva che preoccupa evidentemente le opposizioni tanto che da Boato (Verdi), Bressa (Margherita) e Bonito (Ds) si parla di «forzatura inaspettata» e di «condizione di rottura» e l’ostruzionismo appare scontato. Il capogruppo dei Ds, Luciano Violante, ribadisce che l’opposizione eserciterà tutti i propri diritti e le prerogative parlamentari, ma l’Ulivo ha capito che le concessioni di Casini (l’aver negato l’urgenza e l’aver concesso il voto segreto) non saranno sufficienti per impedire l’approvazione del ddl Cirami in ottobre. Troppo presto per l’Ulivo, perché la prima sentenza che interessa Berlusconi e Cesare Previti arriverà da Milano non prima di novembre. Con Violante torna a polemizzare Enzo Fragalà (An) che ricorda come il deputato della Quercia nel 1988 sottoscrisse la proposta di legge sul legittimo sospetto nella legge delega per il nuovo codice di procedura penale. Sui temi della giustizia in generale si fa strada la moratoria chiesta dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano a nome di An, dopo l’approvazione del ddl Cirami. È d’accordo Michele Vietti, sottosegretario alla Giustizia (Udc), che dice di mettere «a bagnomaria» il ddl Pittelli, sposta l’attenzione sulla necessità di fare le riforme generali sulla giustizia e invita l’opposizione a evitare di drammatizzare ogni iniziativa assunta dalla maggioranza. Violante (che era con lui a un dibattito alla festa dell’Udeur a Telese) rileva con piacere che Udc e An sono per una moratoria di tutti gli altri provvedimenti specifici su cui molto si è polemizzato nelle scorse settimane. In caso contrario, aggiunge l’esponente diessino, «si va a uno scontro molto duro perché quando si mette in crisi la convivenza sociale c’è poco da fare». Anche secondo Roberto Centaro, presidente della commissione Antimafia e esponente di Forza Italia, il disegno di legge Pittelli «difficilmente vedrà la luce» perché con i suoi 45 articoli «praticamente si riformerebbe un intero codice penale». Si va dall’informazione di garanzia da inviare all’apertura di un’inchiesta all’impossibilità di utilizzare le sentenze definitive per sostenere l’accusa. Ora tutta l’attenzione è sul legittimo sospetto, poi si vedrà.
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