ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL TEMPO (Sezione: Politica Italiana Pag 3 ) |
Sabato 6 marzo 2004 |
di SARINA BIRAGHI L’impiego di sostanze stupefacenti perseguibile anche con la reclusione. L’opposizione darà battaglia
Pesante o leggera, tutta la droga fa male
ROMA — Davanti a una platea televisiva di giovani, per niente docili, il vicepremier Gianfranco Fini era stato chiaro: drogarsi non significa essere liberi quindi inasprire le pene e abolire la differenza tra droghe pesanti e leggere non significa limitare la libertà degli individui. Chiaro il punto di vista del vicepremier titolare del disegno di legge che, avendo avuto l’ok del consiglio dei ministri, comincia il suo iter in Parlamento. Al primo punto della riforma Fini è proprio l’abolizione della distinzione fra droghe pesanti e leggere poichè considerate comunque dannose e l’inserimento di due tabelle che conterranno l’indicazione delle sostanze stupefacenti o psicotrope, suddivise in 5 sezioni. Con il nuovo ddl scompare la concessione della «modica quantità» o della dose media giornaliera, poichè l’uso e l’impiego di sostanze stupefacenti, anche per consumo personale, è vietato. Per ogni droga viene indicato un limite quantitativo, al di sotto del quale si applicano le sanzioni amministrative e al di sopra delle quali scattano quelle penali. Per amministrative si intende sospensione della patente, del porto d’armi, del permesso di soggiorno, del fermo del motorino; per penali reclusione da uno a sei anni, fino a un massimo di 20 di carcere. In caso di lieve entità anzichè la reclusione si possono svolgere lavori di pubblica utilità. Per quanto riguarda i programmi terapeutici di recupero ci si potrà accedere anche agli arresti domiciliari. Parallelamente si dà impulso a strategie di prevenzione e dissuasione sia interne che internazionali. Previsti infine albi regionali in cui saranno iscritte strutture private di recupero, munite dei requisiti indicati dalla legge. Inutile negarlo, si tratta di un autentico giro di vite che inevitabilmente ha innescato la polemica: chi lo avversa critica l'impostazione punitiva, chi lo sostiene lo difende dall'accusa di voler criminalizzare; repressivo e pericoloso è stato definito da alcune associazioni. Per il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, si tratta di testo che non punta a «criminalizzare, ma a prevenire e che darà ottimi risultati. Sono pronto ad accettare scommesse: quando il ddl Fini sulla droga sarà legge e sarà pienamente operativo sono certo che in carcere ci saranno meno tossicodipendenti e più possibilità di recupero, rispetto a quelle attuali». «È un imbroglio - afferma Gloria Buffo (Ds) - dire che eroina è come spinello. Ed è falso dire che oggi non c'è permissivismo». Il verde Paolo Cento annuncia che sarà «battaglia in Parlamento» contro il ddl. Parere contrario anche da un ex promotore di una legge sulla droga, Claudio Martelli: «Si insiste su una strada fondata sull'ignoranza e sulla criminalizzazione, anzichè puntare sulla conoscenza e sulla dissuasione». È giusto invece, per il farmacologo Silvio Garattini, abolire il concetto di droga leggera perché ogni droga è un attentato alla salute. D'accordo anche Andrea Muccioli della Comunità di S. Patrignano: «Sul piano del principio sono numerosissimi gli elementi che innovano la legge in senso molto positivo, perché i tossicodipendenti devono essere sollecitati ad avviare un percorso di recupero. E trovo quanto mai giusto, era ora, affermare che tutte le droghe creano sballo, che sono una risposta sbagliata ad un disagio, che sono pericolose». Parere contrario da un altro esperto, Massimo Barra che a Roma dirige la comunità Villa Maraini: «Ogni legge che va verso la decarcerizzazione e la cura dei tossicodipendenti ci vede d'accordo, tutto il resto no. Criminalizzare è il peggior danno». Un giudizio positivo sul ddl Fini viene dalla Confederazione sindacale autonoma di polizia (Consap) secondo la quale il provvedimento renderà più efficace l' attività di prevenzione da parte delle forze di polizia.
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